il blog dell'E45 Fringe Festival

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lunedì 4 luglio 2011

Water di Maria Venuso

Apre l’edizione dell’ E45 Napoli Fringe Festival 2011 lo spettacolo coreografico Water, per la regia e coreografia di Francesca La Cava, musiche di Angelo Valori, Antonio Carlos Jobim, Elis Regina, Jorge Ben Jor. Compagnia di danza contemporanea con sede a L'Aquila.
Il tema dell’acqua, perennemente attuale, è presentato in cinque scene di crescente intento drammatico. Sul fondale, proiezioni del mezzo più comune nel quale la modernità identifica l’acqua, ossia una bottiglia, sottotitolate talvolta da motti in lingue diverse. Partendo dall’acqua come necessità primaria per i bisogni della persona, il pubblico annega nella pioggia del Diluvio universale che unisce il mare alle terre e purifica il mondo dalle brutture umane, cancellando ogni cosa, ogni ricordo. Acqua che devasta con il suo eccesso ma anche con la sua penuria, che provoca e rischia di innescare in futuro sempre più pericolosi conflitti. Acqua che genera godimento nella società benestante, strumento del proprio piacere fisico, rinfrancante mezzo per alleggerire le fatiche quotidiane e, perché no, per relazionarsi nei confronti dell’altro in nuovi incontri e impatti corporei. Acqua come speranza per il futuro: il fluido vitale si trasforma in abiti da sposa che le danzatrici indossano per chiudere il cerchio compositivo con l’ennesimo proverbio: “Sposa bagnata, sposa fortunata”, perché il pubblico possa accogliere la speranza di un domani rinnovato e pacifico.
La struttura dello spettacolo, prevalentemente coreografica, è arricchita da momenti di recitativo e di canto, così da coinvolgere tutti mezzi espressivi a disposizione dell’uomo per esprimere i propri bisogni, le proprie paure, i propri sentimenti. Una messa in scena del vivere quotidiano in cui si mescolano individui e culture differenti, accomunati tuttavia dagli stessi bisogni e dalle stesse difficoltà, da desideri e reazioni affini, che il comune denominatore dell’acqua unisce in bene e in male con la sua necessaria esistenza.
La indubbia difficoltà di portare in scena un tema di grande importanza si rivela agli occhi dello spettatore smaliziato. Uno lavoro coreografico semplice, reso tuttavia arduo dal numero esiguo di danzatori, non tutti ancora completamente maturi dal punto di vista artistico e poco convincenti nella tecnica. Pochi, ma attenti e di certo intenditori, gli spettatori nella platea del Sannazzaro (il cui palcoscenico, viste le dimensioni, non aiuta certo chi danza…).  Il lavoro di una giovane coreografa e la rispettabilissima fatica dei danzatori avrebbero di sicuro meritato il sostegno di un pubblico più vasto, ma - si sa - è sempre difficile avvicinare le masse alle forme meno consuete della Cultura.

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